Si chiamano NIPT, ovvero “Non Invasive Prenatal Tests”, e sono l’ultima frontiera nel campo dell’indagine prenatale. Il principio consiste nell’analizzare frammenti di DNA del feto provenienti dalla placenta e che si ritrovano in piccolissime quantità nel sangue della mamma.
I test consentono di identificare, con molta più attendibilità degli attuali test di screening prenatale e attraverso un semplice prelievo di sangue materno, patologie quali la trisomia 21 (sindrome di Down), la 18 e la 13.
Sono ancora pochi i laboratori in Italia a proporre questo tipo di test ma ci si aspetta, nel giro di pochissimo tempo, che sostituiscano in buona parte gli esami invasivi quali amniocentesi e villocentesi.
I test prenatali del DNA fetale si possono eseguire fin dalla 10a settimana con tempi di risposta che generalmente non superano i dieci giorni.
I costi sono abbordabili ma non vengono rimborsati dal SSN neanche per le donne di più di 35 anni.
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