Aiuto! Rischio mastite.

Allattare è un gesto d’amore, naturale e sano. Purtroppo, però, alcune neomamme possono incappare nella mastite puerperale, un’infezione del tessuto del seno. Quest’ultimo fa male, si arrossa, gonfia ed è caldo… sensazioni abbastanza sgradevoli.

La mastite solitamente compare 3 mesi dopo il parto, talvolta a fine allattamento. Capita che le donne che la contraggono svezzino i propri piccoli prima del tempo, in realtà la mastite non esclude la possibilità di allattare al seno. Come fare per risolvere il problema?

Cause della mastite

Innanzitutto cerchiamo di capire quali sono le cause di questo processo infiammatorio della ghiandola mammaria. In genere è causato da infezioni batteriche dovute a un’irritazione dei dotti galattofori (canalini delle mammelle attraverso i quali fuoriesce il latte) o in presenza di ragadi nel capezzolo. Nel primo caso si può creare il cosiddetto ingorgo mammario, spesso all’inizio dell’allattamento, quando il latte ha problemi nel defluire dai dotti perché il piccolo non si attacca bene, o non succhia nel migliore dei modi. Nel secondo, i taglietti e le piaghe nei capezzoli diventano la “porta d’ingresso” dei germi all’interno dei tessuti mammari. Infine, anche se più raramente, la mastite può nascere dall’uso di un reggiseno troppo stretto, che non permette alle mammelle di svuotarsi del tutto. Un consiglio: non indossarlo durante la notte.

Come si cura?

Sta il più possibile sdraiata e a riposo, applicando sul seno impacchi caldo-umidi e spugnature calde da alternare a impacchi freschi. In questo modo i sintomi potrebbero regredire anche in 24 ore. Se così non fosse, il tuo medico ti prescriverà antinfiammatori e antibiotici idonei all’allattamento, che consigliamo di non interrompere, anche perché potrebbe causare un ulteriore ristagno di latte quindi un peggioramento della situazione.

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