La pre-eclampsia una volta veniva chiamata gestosi ed è una patologia che riguarda un gran numero di gestanti (ca. 5%-10%).
A prima analisi questa percentuale può sembrare bassa, ma considerate che in Italia ogni anno si registrano ca. 540000 parti. Questo significa che la sindrome pre-eclamptica colpisce mediamente ca. 37000 gestanti ogni anno in Italia.
La pre-eclampsia ha effetti molto gravi sia sulla mamma che sul nascituro. Oltre a poter comportare la morte della gestante e del feto, infatti, la patologia è causa di complicanze a lungo termine sia per la madre (nefropatie, malattie cardiovascolari, diabete) che per il nascituro, quali patologie cardiovascolari (cardiopatie e ipertensione), malattie del metabolismo (diabete e obesità), disordini neurologici a distanza e ritardo dell’apprendimento.
Ma ci sono ottime notizie: è infatti recentemente stata messo a punto un’analisi che consente di individuare il rischio di pre-eclampsia sin dalle prime fasi della gravidanza. Si va a misurare, con queste analisi, il livello di Placental Growth Factor (PlGF), che in una gravidanza fisiologica aumentano in modo graduale a partire dalla 12° settimana di gestazione, hanno un momento di picco attorno alla 29-32a settimana, per poi diminuire sino alla data del parto.
Se i livelli di PIGF risultano essere bassi, il medico curante sottoporrà la gestante ad una corretta profilassi che consentirà di ridurre l’incidenza e la gravità della patologia.
Sarà nostra premura fornirti tutte le risposte in merito a questa grande opportunità.
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