Come futura mamma, sai che è possibile sfruttare le cellule contenute nel cordone ombelicale del piccolo in arrivo? Le staminali sono preziose per la cura di diverse patologie, fra cui leucemie e malattie dovute a insufficiente funzionalità del midollo.
Potrai donarle con fini solidaristici o conservarle privatamente, ad uso esclusivo della tua famiglia. La scelta è personale.
Le cellule staminali cordonali possono essere conservate per circa trent’anni, un periodo rinnovabile a scadenza. La ricerca scientifica ha dimostrato che le loro caratteristiche principali – vitalità, capacità differenziativa e proliferativa – restano invariate per un periodo di 24 anni. Il processo che lo permette è la crioconservazione, tecnica di custodia degli organismi viventi che sfrutta le basse temperature. Nel caso specifico delle cellule staminali, vengono raffreddate a -196°C , in modo che cessino la loro attività biologica. Ciò le mantiene in una condizione di stasi permanente per almeno un trentennio.
Le diverse strutture pubbliche e biobanche private, in linea di massima, procedono alla stessa maniera nella raccolta e conservazione delle cellule staminali. Il personale sanitario aspira il sangue del cordone subito dopo il parto, e lo spedisce in un laboratorio d’analisi. Le staminali saranno estratte, contate e “testate” con esami batteriologici e virali, per evitare che siano conservati campioni infetti, del tutto inutili. Inizierà, poi, la fase della custodia: alcuni laboratori preferiscono eliminare globuli rossi e plasma, altri conservano il sangue così com’è. Il liquido sarà miscelato con un agente crio-protettivo, per evitarne il congelamento, inserito in una sorta freezer e portato, gradualmente, alla temperatura di -196°C. Il sangue, per il raffreddamento, sarà posto a contatto con azoto liquido o in vapore.
Credi nei benefici delle staminali? Conosci qualche mamma che ha deciso, da sola o in coppia, di conservare quelle del proprio bambino?
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